RAGAZZI DI STADIO Nella letteratura e (meno ancora) nella cinematografia italiana il calcio e, soprattutto, la sua manifestazione più spontanea e genuina, il tifo, non hanno mai goduto dell’ambito e meritato spazio. Il tifo è spesso stato relegato in secondo piano, bollato frettolosamente come sottocultura. Quando ciò non è accaduto sono stati confezionati prodotti svogliati e superficiali (è il caso del libro “I Furiosi” di Nanni Balestrini), fuorvianti (il film “Ultrà”) oppure autentica spazzatura (il film “Tifosi” di recente commercializzazione). Secondo noi il prodotto migliore, nonostante risalga ad oltre venti anni fa è il film – inchiesta di Daniele Segre (da cui scaturì anche un libro) dal titolo “Ragazzi di Stadio”. Questo apprezzabile lavoro rappresenta il primo tentativo di andare a vedere chi sono e cosa pensano, vogliono, realizzano, sperano quei ragazzi (di stadio, appunto) artefici degli spettacoli coreografici e di tifo che fanno da contorno ad un avvenimento, la partita, altrimenti subito passivamente. Ragazzi di Stadio dà la parola ai gruppi portanti delle curve di Torino e Juventus (Ultras e fighters), intervistando gli elementi più carismatici di ambo le parti. A parer nostro, a costo di apparire esageratamente faziosi, la parte più interessante (salvando, tra i gobbi, solo le dichiarazioni di Beppe Rossi, che purtroppo per lui predicava nel deserto) è quella in cui parlano due leader degli UG (Margaro e Giò); dalle loro parole traspare chiaramente la loro mentalità, la coscienza dell’essere ultras (ricordiamo che il movimento era nato da poco) ed il fatto che i problemi con cui si scontrano le curve italiane sono, gira e rigira, sempre i soliti: repressione poliziesca, incidenti, politica. Il grande merito di Segre è stato quello di non ergersi a censore, di non voler presentare i ragazzi di stadio come acefali fenomeni da baraccone ma come persone normali, con i loro microcosmi fatti di gioie e dolori, problemi (ir)risolti, pregi e difetti, ma che credono ciecamente nella loro “fede”. Spiace, purtroppo, notare come ad oltre venti anni di distanza, il pensiero dell’opinione pubblica riguardo ai ragazzi di stadio non sia cambiato: farabutti, delinquenti, drogati, violenti per natura, pazzi da legare. NOI NON SIAMO COSI’. Siamo ragazzi che la domenica e durante la settimana (ciascuno compatibilmente con i propri impegni: c’è chi lavora e chi no, chi lavora part-time e, udite udite, pure chi studia…) dedicano il proprio tempo alla causa del gruppo e del Toro, ad un ideale, una fede, un qualcosa che, più d’altro, ci fa battere il cuore e ci permette di dar forma alla nostra fantasia e ai nostri sogni. A tutti quei sociologi (sia quelli reali sia quelli che si atteggiano a tali) che, immancabilmente, ad ogni tavola rotonda, sputano sentenze su argomenti che non conoscono, se non marginalmente, vorremmo chiedere: perché vi meravigliate di noi? Perché vi stupite del nostro non essere in linea con gli standard della (piatta) società che ci circonda? Avete abbattuto qualsiasi valore ed ideologia, avete sacrificato qualsiasi legame sociale in nome del dio denaro, avete tentato di appiattire le nostre menti con la vostra tv – spazzatura, e vi stupite del nostro resistervi? La Maratona è il nostro spazio, il nostro mare puro e limpido, e non permetteremo mai a voi, benpensanti voltafaccia, di provare ad inquinarlo. Noi siamo i RAGAZZI della MARATONA anche e soprattutto per te che stai leggendo queste righe. Potresti, tra qualche anno, rimpiangere di esserti fatto scivolare la vita addosso, anestetizzato da radio e tv. Fin quando ci sarà uno, uno soltanto, che, guardandoci, dentro di sé penserà che siamo il “dodicesimo uomo”, noi la nostra guerra l’avremo vinta ! Tratto dal sito www.ragazzi.to sito ufficiale dei “RAGAZZI DELLA MARATONA”

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