Federico Pontiggia/Cinematografo.it

“LA REALTÀ DEL LAVORO ha ribattuto alla mia porta: prendendo spunto dal referendum
di Marchionne, un viaggio a ritroso dal titolo ironico e amaro, Sic Fiat Italia”.
Nuove condizioni lavorative o si chiude: il referendum del 13-14 gennaio 2011
a Mirafiori è “l’elemento scatenante” del nuovo documentario di Daniele Segre,
in anteprima al TFF: lavoratori fuori dai cancelli, la Fiom (il segretario Landini)
al microfono e 20 anni di lavoro desunti da altri suoi doc, quali Partitura per volti e voci (1991), Asuba de su serbatoiu (2000) e Morire di lavoro (2008).

Cosa è stato questo referendum?

Ha registrato la chiusura completa di un tempo: oggi il lavoro non viene più riconosciuto, la sensazione è di totale abbandono, solitudine, si sono erosi gli spazi di libertà, non ci sono più regole.

A quale pubblico pensi?

E’ un film emblematico: può nutrire i cervelli, esplorando le condizioni dei lavoratori
negli ultimi 20-30 anni con natura saggistica. E confido nelle presentazioni pubbliche:
i film li faccio per questo, auspico che Sic Fiat Italia sia attivo, riconosciuto come funzionale al dibattito, perché la preoccupazione è una deriva democratica. Ovvero, il referendum. Sì, far votare una volta e non far votare più: una situazione
letteralmente paradossale, espressione della negazione della dignità personale.
Attraverso uno strumento democratico come il referendum, si arriva al punto di non ritorno. Una fregatura, un ricatto bello e buono: o accetti o non sopravvivrai. Schiavitù legalizzata, e in scala è esattamente quel che è successo in Grecia: l’Europa ha bloccato il referendum, perché avrebbe significato la fine dell’euro.

Né album di famiglia, né nostalgismo?

La mia premura è testimoniare: non voglio far finta di non vedere o ascoltare, anche se fa male. Faccio questi viaggi con urgenza, per testimoniare la vicinanza a realtà abbandonate e sole: sono segnalazioni alla politica, perché ci si confronti.

Come concili empatia e oggettività?

Scelgo a chi dar la parola, ma l’oggettività sta nella struttura del racconto, che deve trovare un equilibrio funzionale all’universalità del senso: oltre il presente che racconto, la categoria stessa del lavoro.

Il presente qual è?

Sono convinto che i lavoratori abbiano perso: la crisi implica che su alcune questioni non si possa tornare indietro, i sindacati devono chiedersi come gestire questa complessità, affinché a pagarne le conseguenze non siano solo i lavoratori.

Appunto, i sindacati: già 20 anni fa, un operaio di Partitura per volti e voci li vedeva al lumicino.

E’ la perdita graduale ma inesorabile dell’identità dei lavoratori, e con il governo nuovo li attendono ulteriori sacrifici.

Ultima parola sulla Fiat.

Era la più grande azienda italiana, ora è una multinazionale. E non è nemmeno detto che la sede legale rimanga in Italia, ma venga trasferita negli Usa: in prospettiva, possiamo uscirne impoveriti, perché il benessere dei lavoratori è il benessere del Paese.