Lorenzo Gigli – La Gazzetta del Popolo

La macchina da presa è immobile, i riflettori illuminano la sala conferenze della scuola media di via Bardonecchia. E’ il 12 ottobre: è il momento più importante di cinque anni di battaglie dei servizi pubblici contro la droga. Si alza una donna, capelli castani dolce vita rossa, gilè nero: «Siamo persone — dice la donna —. Non vogliamo vivere nel ghetto. Il ghetto è la droga, girare tutto il giorno alla ricerca di droga ». Sono le immagini dell’assemblea di 50 drogati che per la prima volta hanno trovato il coraggio e la lucidità di riunirsi e discutere dei loro problemi. « Quel giorno» si rompe un cliché: drogato non è più laido, ributtante e criminale, ma è visto e ripreso come individuo sofferente. « Quel giorno» fa parte del film del regista televisivo Daniele Segre, torinese, 28 anni, «Il ciocco è relativo (l’affare droga) ». Un’ora di proiezione divisa in due tempi, sui tossicomani torinesi e sulle istituzioni che lavorano per loro. La prima parte va in onda stasera alle 19,30 sul Canale 3. Segre, autore. sempre per La tv, di «Ragazzi di stadio», «Mercati generali», «Il potere deve essere bianconero», è andato a cercare i ragazzi nelle loro case, nelle comunità, nei consultori pubblici, e ha scandito con la cinepresa, i momenti banali della vita quotidiana: il pranzo, la discussione, l’incontro con i compagni. Stimolando il dialogo con brevi domande. Segre è riuscito a scoprire immagini inedite del drogato, quelle della persona che si interroga, che gestisce il suo rapporto con l’eroina, che interroga gli altri per suscitare un rapporto.
La prima parte del film si svolge per «quadri»: «Bucarsi è bello», «La politica», «La coppia» e «Prostituzione». «Sbattersi la roba in vena è bello. E’ il resto intorno che ti fa star male, che ti fa schifo», sono le parole di inizio. Un drogato interroga i compagni e il dialogo prende forma, i problemi sono puntualizzati. «L’amicizia tra noi non esiste. Esiste solo l’interesse», dice un giovane.
Interviene una ragazza: «L’eroina è una scelta individuale ed è sempre più individuale, finchè l’eroina prende il sopravvento e sei solo». Precisa: «All’inizio ci sei tu e l’ero. Poi c’è l’ero e tu». Dice un’altra: «Io cammino, vedo una coppia, sono sereni. Il nostro rapporto invece è sempre guerra». Una ragazza, occhi verdi, capelli lunghi, viso affilato, è seduta in cucina: «Io non credo più nell’amicizia. La mia vita più che bella è stata brutta. Siamo in parecchie a prostituirci per la droga. Spendo al giorno 300 mila per la cocaina, e hai sempre voglia di “farti”: ogni momento devi “bucare” Tante ragazzine si prostituiscono per la droga. I clienti pretendono, vogliono e non pagano. Per loro sei una drogata, la classica drogata. Per me questo è il periodo più brutto. Una mia amica, Bruna, sta morendo alcoolizzata. Lavoravamo insieme. Ricordo che mi chiedeva consigli per vestirsi, per intonare l’abito. E’ importante per lavorare ».
Qui finisce la prima parte. Daniele Segre ha fatto centro: è riuscito a trasmetterci l’angoscia dei drogati, le loro aspettative frustrate, il senso di ineluttabilità. La seconda parte del film che verrà proiettata giovedì sera, stessa ora, stesso canale, s’intitola « Le istituzioni ». Il messaggio è di speranza. Il film incomincia con l’assemblea dei cinquanta drogati. Poi parla Nelly Norton, una delle psicologhe del cinque centri comunali per la cura ai tossicamani: «Per noi curare vuol dire avere un rapporto con i tossicomani e creare una aspettativa».Il medico Francinetti, dell’ospedale Mauriziano: «Il metadone serve per non morire ammazzati dalla droga “tagliata”. L’ospedale è un posteggio e basta».
Don Luigi Ciotti, fondatore del gruppo Abele, con la sua voce roca «Torino è una delle città che tenta di inventare contributi per salvare questi ragazzi. Oggi mi disturba che si dice che occorrono molte comunità terapeutiche per risolvere il problema. Il vero protagonista deve essere il drogato: le regole non devono essere imposte ».
Padre Ruggero, cappellano del carcere torinese: «I drogati non sono delinquenti. Quelli che sono qui ci sono arrivati inevitabilmente. Il servizio di assistenza con il metadone è utilissimo in carcere». Un drogato che è stato alle Nuove:«Si riesce a guarire stando tra la gente. Isolarci non serve a niente».
Il film termina qui: in sovrimpressione compaiono le statistiche del fenomeno droga. Nel ’79 ci sono stati 126 morti, di cui 5 in Piemonte. In carcere sono finiti 254 drogati tra i 18 e i 35 anni. «Il ciocco è relativo».