Rocco Moliterni / Il Manifesto

E' possibile realizzare un'inchiesta televisiva sulla droga che non grondi moralismo e siringhe ad ogni immagine? Far parlare i tossicodipendenti senza presentarli come malati o come mostri? Sembra esserci riuscito Daniele Segre con “ll ciocco e relativo” inchiesta sulle tossicodipendenze in Piemonte, trasmessa in due puntate dalla rete tre regionale nel giorni scorsi.
Il .ciocco. è l'affare, la contrattazione, lo scambio dell’eroina. Ne parlano e non solo di quello, alcuni tossicodipendenti. Analizzano con lucidità le motivazioni, la condizione, i problemi di chi vive con .la scimmia. Poi, agghiacciante, la testimonianza di Antonietta, che per pagarsi i buchi si prostituisce. Racconta di lei delle altre giovanissime, di come sia difficile vivere in quel modo, dei clienti che quando ti va bene ti disprezzano perché sei .una drogata, e quando ti va male ti puntano un coltello alla gola. Seguono le immagini di un'assemblea ormai storica: quella convocata l’11-12 ottobre da 50 tossicodipendenti per discutere il primo decreto Animasi: “Vogliamo uscire dal ghetto, non potete farci tornare indietro”. Compaiono poi gli operatori dei centri di assistenza per tossicodipendenti, che per fortuna, non fanno l'apoteosi dei centri stessi: parlano di tentativi, di rapporti da costruire, di interventi. Luigi Ciotti, leader del gruppo Abele esprime le sue perplessità sulle troppo spesso esaltate comunità terapeutiche: “Ho paura – dice – che dietro questo termine si nasconda sotto sotto l'idea che i tossicodipendenti siano malati da curare”.
Una sedicenne, che in queste comunità ha già vissuto l'esperienza, ne tratteggia l'autoritarismo e l'inutilità. Padre Ruggiero, cappellano delle Nuove, fornisce dati sul fenomeno droga in carcere.
Il racconto di un ragazzo reduce dalle Nuove conclude il filmato: l'eroina ci circola tra l'indifferenza delle guardie, le crisi di astinenza di chi non può pagarsela, l'essere costretti a tagliuzzarsi il corpo con una lametta per ottenere il ricovero in infermeria.
Sovrimpressione di dati: 126 morti di droga nel 79 in Italia, 5 in Piemonte (quest'anno nei primi dieci mesi sono già una trentina), 254 tossicodipendenti tra i 18 e i 35 anni in carcere a Torino nel '79. L'inchiesta è dedicata a Bruna, 26 anni, morta di alcool e di eroina la scorsa settimana in un ospedale cittadino.
Attento indagatore della realtà urbana (ricordiamo i suoi precedenti “Ragazzi di stadio” e “Mercati generali”), Segre non ha l'invadenza di molti suoi colleghi. Entra negli ambienti di cui tratta quasi in punta di piedi: la presenza fisica dell'intervistatore si annulla in una voce fuoricampo che interviene discretamente a suscitare il dialogo, la discussione, il racconto. Interlocutore dell'intervistato è cosi il pubblico stesso. Alieno da effetti spettacolari si concede solo piccole divagazioni come il televisore acceso e muto sullo sfondo di una stanza o i preparativi per la colazione di chi non può riprendere in volto: il nome della quotidianità, la “fiction” cacciata dalla porta, rientra dalla finestra.
Al termine della proiezione, organizzata dagli operatori del centri, gli assessori alla cultura e all'istruzione del comune si sono detti favorevoli ad una circolazione dell'inchiesta nelle scuole. Si spera non salti fuori il democristiano di turno (non sono ancora spenti gli echi delle polemiche suscitate da “La ragazza di via Millelire”) a definire il documento troppo audace o diseducativo. Una domanda: è troppo chiedere alla Rai di prelevare il filmato dalla soffitta della terza rete piemontese per ritrasmetterlo, in un'ora decente, su un canale nazionale?