Ugo Buzzolan / La Stampa

Stasera nella mezz'ora regionale della rete 3, dalle 19 e 30 alle 20, andrà in onda la prima parte di un'inchiesta sui drogati a Torino dal titolo ll ciocco è relativo; la seconda parte sarà trasmessa giovedì alla stessa ora. Ne è autore Daniele Segre, un giovane regista che da tempo s'interessa alla realtà più drammatica e inquietante torinese, comune per altro (vedi, per citare argomenti dei suoi servizi, la violenza negli stadi, le carenze dei mercati generali) a tutte le megalopoli.
Stavolta è di scena uno dei grossi problemi, quello della droga, della sua diffusione tra i giovani, dei possibili sistemi di cura. Segre ha un suo stile che persegue da quando fa televisione. Egli concepisce l'inchiesta come qualcosa che sia estraneo all'esibizione personale (cioè intervistatore in primo piano che si agita e stringe nell'angolo l'intervistato) e alla costruzione spettacolare per cui compaiono inchieste che assomigliano a un thriller o a un varietà Egli punta a tenersi in disparte, a non mettere in piedi «racconti sceneggiati» e invece a far parlare liberamente gli intervistati che espongono i loro casi, le loro questioni, si autoanalizzano e non vengono dirottati sulla strada di nessuna tesi prestabilita.
Naturalmente é un metodo che comporta dei rischi: la mancanza di un allettamento facile, e il pericolo che le voci si accavallino e risultino, nella foga, poco chiare. Ma questo è un inconveniente che si è rilevato. In cose precedenti di Segre: stavolta mi pare che sia stato eliminato o ridotto al minimo. In compenso c'è un'immediatezza di discorso che colpisce e sconvolge. I drogati «si confessano — anche se il termine é improprio —con una lucidità e, si ha l'impressione, con una sincerità assoluta: si ascolti che cosa dice la giovane coppia, e che cosa dice la ragazza che fa la prostituta per potersi procurare i soldi con cui comprare la cocaina. Nella seconda parte, quella di giovedì, si parlerà, sempre attraverso le testimonianze dirette della droga in carcere, dei difficili rapporti dei tossicodipendenti con le istituzioni sanitarie, del gruppo Abele. il tutto sempre (e anche questo e un merito dei reportages di Segre) senza bilanci, senza pistolotti moralistici, senza conclusioni pilotate da un commento. La trasmissione era stata dedicata a Bruna, una ragazza tossicodipendente che lottava in ospedale contro la droga e contro la morte; Bruna è mancata ieri l'altro e i suoi funerali avranno luogo oggi.