Tullio Masoni/www.museonazionaledelcinema.it

Un profilo di Daniele Segre? E come… La difficoltà non viene dallo spazio disponibile ma dalla coerenza di un lavoro che ormai fa storia (anche estetica, di linguaggio) distinguendosi per varietà.
Una sorta di “insoddisfazione creatrice”, oserei dire, a cui il cineasta affida le
sorti del suo curioso e sofferto approccio col mondo. Il primo film che ho visto, nel 1983 a Venezia, è Testadura, un titolo che trovo illuminante: «Eh sì – ammise una volta scherzando ma non troppo (Daniele può irrigidirsi nel bel mezzo di una risata) – io ho la testa dura». Guai a fare distinzioni quando si parla della sua opera: documentario, fiction…«Mi viene l’orticaria – sbotta – i miei sono film e basta, cinema con la realtà». Una definizione giusta, che si stacca dall’illusione di “riprodurre” il reale o di interpretarlo più di quanto il mezzo riesca. Con la realtà nel senso di affiancare, comprendere in corso d’opera e, nel medesimo tempo, intervenire allo scoperto. Segre è autore dell’oggi, dunque della crisi e della ricerca, e maestro; l’esperimento – talvolta l’azzardo di metodo – è per lui necessario, naturale; la didattica una forma del conflitto critico che impone a se stesso e agli allievi, siano essi del Centro Sperimentale o collaboratori d’occasione. Ed è instancabile, ostinato nel creare quanto nel promuovere i suoi film: indipendente di nome, di fatto e, si può dire senza riserve, nello spirito della giornata. Instancabile al punto di richiamare un’affinità illustre.
Conversando con un critico, parecchi anni fa, Alain Resnais usava l’abituale, elegante ironia, per attribuire all’amico e collaboratore Chris Marker il dono dell’ubiquità: opera in posti diversi nello stesso momento ma non lo si incontra quasi mai. Con Segre succede un po’ la stessa cosa: non sappiamo precisamente
come sia impegnato e dove – se presso un centro di recupero, un circolo, una miniera, una fabbrica, un personaggio, un gruppo o una scuola – ma sappiamo con certezza che lavora, che si danna l’anima, e presto ce ne darà conto.