Alessandra Pusceddu La Nuova Sardegna – fonte:Ufficio stampa dell'Università di Cagliari

Ufficio Stampa dell'Università di Cagliari
Rassegna Stampa di Domenica 21 Maggio 2000

La Nuova Sardegna

La polvere del carbone
«Stage» universitario a Nuraxi Figus
MINIERE Giornata di studio nelle gallerie
CARBONIA. Messe da parte, per un momento, le preoccupazioni e le tensioni di questi giorni, la miniera di carbone di Nuraxi Figus apre le porte ai visitatori.
Questa settimana è stata la volta del VIII corso di perfezionamento, post laurea, del centro studi di relazioni industriali dell'università di Cagliari. Gli allievi accompagnati dal direttore del centro Gianni Loy,, e da Graziella Marceddu, tutor del corso, hanno visitato il mondo sotterraneo dei minatori.
Dopo l'introduzione dell'inegegner Deriu, sulle potenzialità della miniera e sul carbone come risorsa strategica e fonte di energia, i corsisti, indossata la divisa da lavoro, sono scesi a 375 metri sotto il livello del mare, per esplorare le nuove gallerie. Per tutti i visitatori la sensazioni è sempre quella di vivere un'esperienza irripetibile. «Non avremmo mai visto una miniera – spiegano Stefano La Porta, Corrado Secchi e Pierfranco Naitana, tre dei corsisti – e siamo rimasti davvero colpiti dall'organizzazione del lavoro dei minatori». «L'ascensore ci ha trasportato verso un altro mondo, un'altra dimensione – prosegue Danila Aramo, anche lei corsista – nelle gallerie non c'era nulla che ricordasse la natura e la vita esterna, se non il rumore dei grilli e le luci delle lampade».
Così anche gli studenti del corso di perfezionamento in relazioni industriali, si sono sentiti, almeno per un giorno, minatori. «Abbiamo indossato la tuta, il casco, i parastinchi, come i minatori veri. Quei minatori che avevamo soltanto immaginato leggendo “E le sirene smisero di suonare” di Daverio Giovannetti – racconta Giusy Sconi, un'altra corsista – avevamo visto anche il documentario Dinamite, girato nella miniera di Nuraxi Figus, ed è stato emozionante incontrare alcuni dei protagonisti».
Un lavoro duro quello del minatore, anche se confortato dai più moderni macchinari e svolto in gallerie più grandi e più sicure rispetto al recente passato. Un lavoro segnato dalla polvere del carbone, che conserva agli occhi del visitatore il suo fascino antico. «Avevo già visitato altre miniere, come quelle di sale in Polonia – afferma a questo proposito Andrea Lener – ma questa miniera di carbone è un'altra cosa, più affascinante, anche per l'estrema disponibilità dei minatori».
E per chi non si è calato nelle viscere della terra, la visita è proseguita all'esterno fra gli edifici e le stradine dell'azienda mineraria. «Dall'esterno abbiamo percepito meglio l'estensione eccezionale delle gallerie che si snodano per una cinquantina di chilometri. Questo fatto, insieme all'elevato numero di occupati, mi ha fatto riflettere su come sia sottostimata l'importanza della miniera, mentre altri impianti industriali vengono spesso esaltati – spiega Luca Spissu – ed è stato toccante vedere quello che sta dietro una crisi aziendale, sentire i minatori parlare delle loro famiglie e dei nuovi problemi». Problemi legati al futuro della miniera e dei suoi minatori che continuano a combattere la lunga lotta per la sopravivenza e che, nonostante le preoccuapazioni, anche qusta settimana apriranno i cancelli ai nuovi visitatori.