Federico Raponi/TERRA quotidiano ecologista

Nel suo ultimo documentario, il regista Daniele Segre ritrae l’artista Lisetta Carmi,
che negli anni ‘70 raccontò il mondo nei suoi celebri reportage, dal Sudamerica alla Palestina.

Una dignità restituita attraverso l’immagine immortalata. Celebrando questa capacità artistica, il regista Daniele Segre ha dedicato il suo documentario “Lisetta Carmi , un’anima in cammino” alla nota fotografa, attiva fino a metà anni ‘70 e conosciuta a livello internazionale per i suoi reportage in giro per il mondo, dal latino-america alla Palestina, gli scatti a Genova ai travestiti di Via del Campo e al cimitero monumentale di Staglieno, così come ad Ezra Pound a San Bartolomeo di Rapallo. Il binomio Carmi-Segre è nato sull’analogia di un’esperienza: nel 1984 il cineasta girò un film, Vite di ballatoio, con protagonisti i travestiti del centro storico di Torino. Successivamente ha conosciuto il lavoro di Lisetta, è riuscito a recuperare l’introvabile libro da lei realizzato ed ha avuto occasione di incontrarla ad una sua mostra a Ravenna. «è stato – ci racconta Segre – un amore a prima vista, mi sono ripromesso e le ho promesso che avrei fatto un lavoro su di lei. Poi sono tornato ai miei viaggi di avventura,
e per caso Lisetta ha sentito una mia intervista a Radio3 rimanendone talmente soddisfatta da scrivermi una lettera».
Da quel momento i due hanno ripreso contatto, lui ha deciso di andare a Cisternino, dove lei vive da 40 anni, a realizzare il documentario. Conoscendola in modo da comporne un ritratto, ha così scoperto «una grandissima personalità. Lisetta ha più di 86 anni ma è una ragazzina straordinaria, con una vitalità dirompente». Aveva cominciato decenni fa un’attività non semplice per lei, sia come donna che come fotografa. «Anche per il suo tipo di lavori – spiega il regista – è stato doppiamente difficile.
Solo recentemente, e sempre di più, l’opera di Lisetta viene riconosciuta, apprezzata anche qui e cominciano ad essere organizzate piccole e grandi mostre, collettive e personali, dedicate a lei». Il film, che si sviluppa a partire dalla giovinezza di Carmi, attraversa un po’ le sue varie anime, compresa l’ultima. Perchè, quando ha smesso con la fotografia, conoscendo un “guru” in un viaggio in India Lisetta decise di cambiare radicalmente vita. Si è quindi stabilita a Cisternino, dove ha fondato il primo “ashram” dell’Occidente, dedicando poi la propria vita a quest’impresa spirituale. Ciò che comunque resta nei suoi scatti, e arriva immediato, è «uno sguardo diretto, molto intenso. Lisetta ha scelto di stare dalla parte dei perdenti, cercando di restituire una dignità calpestata. Le sue sono fotografie estremamente importanti, belle e interessanti, scevre da qualunque tipo di didascalismo, esprimomo una grande forza e freschezza, con la capacità di coinvolgere ed emozionare.
Sotto l’aspetto documentale – conclude Segre – testimoniano la condizione di persone abbandonate a sé stesse nella povertà e nella solitudine».