Tiziana Lupi/ L’Avvenire

Non un “gregge” che segue le mode, ma un mondo sensibile e determinato nel costruirsi il proprio futuro. Sono i giovani che Daniele Segre racconta in Volti – Viaggio nel Muro d'Italia, la serie di sei film documentari che Raitre manderà in onda il mercoledì in seconda serata, a partire da domani. Giovani, spiega il regista, «che la tv non racconta o lo fa generalizzando e puntando sempre sugli stereotipi e sulla devianza. lo ho visitato realtà diverse del nostro Paese e, con grande sorpresa, ho incontrato giovani che hanno obiettivi e stanno lavorando per raggiungerli. Ho scoperto che, in uno stato di malessere quale quello in cui stiamo vivendo, c'è molto benessere delle idee, di un ottimismo concreto fatto di piccole cose quotidiane, della convinzione che si può costruire il futuro nel rispetto delle regole».
I Volti di Segre saranno, di volta in volta, quelli degli allievi della Scuola del Teatro Stabile di Torino, degli studenti della Scuola nazionale di Cinema di Chieri, dei figli degli albergatori di Bellaria, dei redattori del settimanale dedicato al non profit Vita e dei volontari della Comunità di Capodarco. Tutti luoghi del nord, un po' perché «sono punti in cui convergono giovani di tutte le regioni d'Italia» e un po' perché, se gli ascolti Io permetteranno, il viaggio di Segre è destinato a proseguire anche nel centro e nel sud della penisola. Il regista che, nonostante lo stile cinematografico e la non facilissima comprensione immediata dei suoi documentari (solo per fare un esempio, non c'è una voce fuori campo che spiega allo spettatore ciò che sta vedendo), parla di «un lavoro per tutti, un prodotto di facile fruizione», conclude: «Il dato comune, nonostante la diversità delle realtà filmate, è il bisogno di espressione che questi ragazzi hanno». Il ciclo di Volti si conclude con una puntata consuntiva che si propone di offrire uno spaccato del pensiero dei giovani italiani sul valore di temi assoluti come l'amore, la pace, la morte, il matrimonio, la famiglia: «Viviamo in un mondo in cui è sempre più difficile distinguere tra realtà e finzione -sostiene il direttore di Raitre Paolo Ruffini. Il tentativo che facciamo, con Raitre in generale e con Volti in particolare, è raccontare la realtà per quella che è e non truccarla perché possa avere una vita in televisione».
Il riferimento ai reali tv show non è casuale. «Anche i giovani raccontati da Segre – dice Salerno di Raitre – come quelli del Grande Fratello, vogliono lavorare nello spettacolo. Ma lo scarto tra le vite degli uni e degli altri è enorme. I ragazzi di Segre hanno un rapporto con i nonni, con la storia, con la memoria: un racconto dei giovani fatto così in tv non si vede».