Daniela Giammusso/La Gazzetta di Mantova

I giovani di oggi? Non sono più un gregge che segue le mode, ma un mondo sensibile e determinato a costruire il proprio futuro». E’ quanto racconta Daniele Segre, attento regista di «cinema della realtà», ora autore di «Volti-Viaggio nel futuro dell’Italia», sei film documentari che Raitre dedica ad altrettante situazioni significative dell’universo giovanile (dal 4 febbraio in seconda serata). Questa volta, però, non si tratta di adolescenti alla ricerca di se stessi. Né di anime ai margini della società. Quelli raccontati da Segre sono «giovani» che si scoprono adulti, affacciandosi al mondo del lavoro.

Sono gli allievi della scuola dello Stabile di Torino, ritratti alla vigilia del saggio di fine anno; o quelli della scuola nazionale di cinema di Chieri; o i figli degli albergatori della romagnola Bellaria. «Abbiamo scelto di incontrare ragazzi che avessero un obiettivo nella vita — racconta Segre — Dei giovani si conosce poco e si tende a generalizzare, puntando sugli stereotipi e sulla devianza. E invece c’è molto “benessere” in fatto di ideali e positività. Ecco, noi siamo andati a verificare le condizioni di benessere in un generale stato di malessere». Ne sono nati sei film dalle immagini eleganti, nei quali il montaggio rimescola fra loro momenti di vita con confessioni-fiume. Sono volti, voci, desideri, aspettative che non appartengono a un generico «universo giovanile», ma a specifici e ben delineati giovani. Si parla della prima colazione e di come preparare una tazza di corn-flakes. Ma anche di rapporti familiari, di storia, politica.
Niente voce fuori campo a commentare e guidare, perché, dice Segre «si rischia di modellare il pensiero. Questi, invece, sono solo spunti, un nutrimento di pubblica utilità». Scenari dei film sono luoghi molto diversi fra loro, ma tutti con il grande dono di aggregare un variegato panorama umano. «Nonostante le diversità filmate — prosegue il regista — il dato comune è il bisogno di espressione che hanno questi ragazzi. Con questa gioventù il futuro può essere molto bello, perché il benessere supera il malessere. E’ la vittoria della vita sulla morte, in un momento in cui ci vogliono privare della nostra esistenza. Al nostro tempo manca il sogno e questo ci frena negli ideali, demoralizzandoci non poco. Da questi ragazzi, invece, non si può che ricevere una gran dose di positività».
Anche quando le storie non sono tra le più facili. Come quelle dei ragazzi del Sud che hanno lasciato famiglia e amici per inseguire un sogno. A Torino, tra la scuola di cinema e quella di teatro, ce ne sono molti e raccontano i loro disagi e sacrifici per mantenersi così lontano da casa; ma anche quanto sia poi «strano» tornare al paese, tra amici con i quali non si riesce quasi più a parlare. «Per ora sono solo queste le storie di “Volti” che arrivano dal Sud Italia — spiega Segre — Ma in un’eventuale seconda edizione mi piacerebbe arrivare anche lì, tra realtà molto differenti da quelle narrate finora».