Mariano Montagnin/lavitadelpopolo.it

Capita di desiderare dei valori, di voler essere e di interpretare con la propria vita un ideale, un’aspirazione al bello e al buono. Poi la società, la velocità, la quotidianità e un po’ di cinismo riportano a quella che si chiama la “dura realtà”, che rende impossibile vivere quei valori. Poi capita di volgere un momento lo sguardo e ci si accorge che quei valori, quell’autenticità, quel progetto di vita solidale, diverso e in parte difficile, qualcuno lo percorre.

Un film documentario
in sei episodi

Daniele Segre, regista cinematografico della realtà, disegnatore fedele della vita dei delegati sindacali della Cgil (Partitura per volti e voci, 1991) dei minatori del Sulcis (Dinamite, 1994); dei sieropositivi e malati di Aids (Come prima, più di prima, t’amerò, 1995); di giovani con gravi problemi psichici (Sto lavorando, 1998); di ragazzi colpiti dalla sindrome di Down (A proposito di sentimenti, 1999); dei malati di Alzheimer e le loro famiglie (Tempo vero, 2001) nella sua prossima produzione vuole aiutarci a volgere lo sguardo. Sta realizzando un film-documentario che comprenderà sei episodi. I primi, già girati, ritraggono i giovani del Teatro Stabile di Torino e i figli degli albergatori di Bellaria Igea Marina.

Una settimana a contatto
con i volontari

La scorsa settima ha girato a Cavaso del Tomba. Si è fermato vivere e condividere l’esperienza che i giovani della Comunità di Capodarco Veneto stanno facendo con la Casa famiglia per i minori italiani e stranieri. Assieme alla sua troupe ha vissuto per una settimana con il gruppo di giovani, studenti e lavoratori che a Cavaso del Tomba ha costituito una comunità che accoglie minori. Alcuni di loro lavorano, due sono operatori a tempo pieno nella comunità, altri, quasi una quarantina, sono un riferimento costante per la comunità. “Sono legato da stima ed affetto alla Comunità di Capodarco – ci ha raccontato il regista Segre durante il suo soggiorno in Pedemontana -, alla fine ho voluto raccontare questa esperienza, questo percorso diverso e difficile rispetto al tempo in cui viviamo. Le riprese sono state tutte “dentro” le emozioni di questi volontari, dentro la loro fatica, dentro il loro progetto leale e coerente”. Segre non è un giornalista, non fa televisione né spettacolarizza il dolore anzi si irrita a parlare di questo: “Vede in questa comunità ci sono dei bambini, la mia macchina da presa non li ha neppure sfiorati, si accenna alla loro presenza, al fatto che sono, per così dire, l’oggetto della vita comunitaria, ma non si inquadrano né si coinvolgono. Parliamo delle persone, dei volontari, della loro esperienza: il loro è un lavoro delicato, con la mia macchina da ripresa non posso tradire la fiducia che hanno riposto in me”. Tutte le riprese si sono svolte dentro la casa della comunità salvo una escursione a Resana. L’intento è quello di comunicare l’impegno di questi volontari, che si mettono in gioco su valori importanti, giovani che indicano una possibilità di approccio diverso alla vita. “Non sarà facile dare visibilità a tutto questo, nella situazione attuale della comunicazione è difficile, tenterò di farlo”, conclude Segre.

L’esperienza vissuta
all’interno della comunità

“Per noi è stato un’esperienza tumultuosa – racconta Enrico Quarello, presidente della Comunità di Capodarco a Cavaso -. All’inizio devo dire che non avevamo detto di sì, le esperienze passate di comunicazione erano negative e non sentivamo la necessità di dare visibilità immediata alla nostra esperienza. Poi Daniele e la sua troupe sono entrati in punta di piedi nella comunità. Erano con noi 24 ore su 24 senza per questo chiederci di cambiare di una virgola i nostri ritmi. Ha trattato con grande delicatezza i bambini.
Per noi è diventata un’occasione per rivedere temi e motivazioni della nostra scelta. Rileggere i valori di riferimento. Presi dalla quotidianità, dalla sua fatica, avevamo concentrato l’attenzione sul funzionamento del progetto educativo. Le macchine da presa di Daniele ci hanno aiutato a fare il punto. Daniele scava, ti mette in gioco sul piano personale e così la nostra ricerca si è approfondita, ha fatto un passo in più”.

Il lavoro realizzato da Daniele Segre a Cavaso sarà probabilmente messo in onda la prossima primavera su Rai 3.