Agnese Gazzera/La Stampa/TorinoSette

Nel 1989 realizzò un documentario su Maria Adriana Prolo, oltre vent’anni dopo Daniele Segre riceve il premio a lei intitolato. Il regista, produttore e docente piemontese lo ritirerà durante il Torino Film Festival, giovedì 29 alle 20 al Cinema Massimo, in Sala Tre. Dopo la cerimonia di consegna da parte di Luciana Castellina sarà proiettato il suo film «Manila Palomba bianca» del 1992. Intitolato alla professoressa Prolo, fondatrice del Museo Nazionale del Cinema, il riconoscimento viene conferito a chi si sia distinto nel settore.

Se in questa undicesima edizione va a Segre, in passato è stato assegnato tra gli altri a Marco Bellocchio, Giuliano Montaldo, Roberto Herlitzka e Ottavia Piccolo. Segre è da poco stato insignito anche della Medaglia del presidente della Repubblica, per il Premio Solinas per il Documentario per il cinema, e il Prix Italia a settembre gli ha dedicato una serata per il suo ultimo lavoro «E’ viva la torre di Pisa». Impegnato nel cinema da decenni, ha spaziato dal documentario alla finzione sino all’insegnamento accademico e non. Tra i suoi numerosi documentari, ha da poco terminato «Luciana Castellina, comunista», e di recente è uscito un cofanetto che raccoglie quattro suoi film sul mondo del lavoro, realizzati nel corso di due decenni.

«E’ una grande gratificazione essere premiato nella città in cui vivo e lavoro, oltre al fatto che con Prolo ho lavorato anni fa quando, su di lei e con lei, realizzai il documentario “Occhi che videro”», racconta Segre. Si dice emozionato dalle coincidenze, ma anche dal fatto che il riconoscimento gli sia assegnato in nome della fondatrice del museo torinese: «Era una donna tenace, volenterosa, decisa a costruire qualcosa di importante per la cultura, e ci riuscì dando vita all’Associazione Culturale Museo del Cinema e poi al Museo». Dagli anni quaranta raccolse senza tregua documenti, film, apparecchi e manifesti, con cui creò una delle collezioni più ricche al mondo. «In comune abbiamo l’impegno in una resistenza culturale», dice Segre. L’ingresso è libero.