A. D. / L'Espresso

Nessuno s'indigna per l'assenza di pellicole indipendenti, auto-prodotte e fuori dal coro. Lo fanno finalmente alcuni critici (Morando Morandini, Aldo Fittante, Gabriella Gallozzi, Gianni Canova ) in occasione dell'uscita del nuovo film di Daniele Segre, in concorso al Bergamo film meeting che si tiene 5 al 13 marzo, “Mitraglia e il verme”, storia di due personaggi ambientata nell'orinaio pubblico di un mercato ortofrutticolo. «Un militante della poesia realista fatta per immagini: questo è Segre, piemontese, classe 1952, da trent'anni tra le barricate di un cinema che si prende le responsabilità delle urgenze, il peso dei disagi sociali», così scrive Aldo Fittante su “Film Tv”. Mitraglia, Antonello Fassari, e il Verme, Stefano Corsi, sono i protagonisti di questo apologo beckettiano sul destino dei nuovi poveri ai margini del mondo globalizzato. Nel finale di partita rimane solo, nei cessi, il trillo di un cellulare al quale Segre sembra non dare la speranza di una risposta. La dà invece alla nuova legge sul cinema: lui i film se li finanzia da sé.