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…non un film, ma una specie di documentario sul mondo ultras agli albori, nella città di Torino! I protagonisti sono loro, la curva granata e qualla bianconera, in un periodo nel quale gli ultras erano visti solo come intralcio e inquadrati come teppisti(come se ora fosse cambiata questa concezione!)! Alle domande del Segre, i ragazzi rispondono senza timori, senza celare la verità, senza barcamenarsi in discorsi troppo complicati, senza far finta di non aver capito, insomma…da ultras! Si comincia ascoltando Beppe(capoultras storico dei Fighters!) e gli altri ultras bianconeri che, riunitisi nella loro sede, discutono sulla coreografia da metter su nel derby col toro: cartate, coriandoli, striscioni, vernice, piatti di carta, sciarpe, bandiere, fumogeni, torce, casse da morto(molto in voga!), croci e addirittura conigli veri da mandare sul terreno di gioco! Non lasciano nulla al caso, si calcola tutto alla perfezione, si prevedono le spese ed anche la reazione del pubblico “normale”, sì, coloro che lo stadio lo “vedono” come un teatro! Si passa poi sull’altra sponda, quella granata, quella dei torinesi-torinisti, non è infatti sbagliato affermare che Torino è granata, i veri torinesi tifano Toro, la Juve è da sempre la squadra dei meridionali, lo stesso Beppe affermerà più tardi, che la maggior parte degli ultras di fede juventina provengono dalla Puglia, dalla Basilicata, dalla Calabria e dalla Sicilia!
Anche nella sede degli “Ultras Granata” si parla di derby, del mondo ultras, della repressione, dei rapporti con la società, ma a rispondere alle domande sono soprattutto due ragazze(molto carine!) del direttivo che si occupano fondamentalmente del piano economico e saranno proprio loro a comperare la stoffa su cui sriveranno: “si scrive juve, si legge merda”! Si parla di politica e dell’eccessiva estremizzazione di alcuni gruppi italiani in quel periodo, senza dimenticarci che siamo nel ’78 e la nostra nazione si ritrova in una situazione molto difficile! Si affrontano tutti gli argomenti: dalle trasferte alla repressione; dai rapporti con la società a quelli con le altre tifoserie; dal ricambio generazionale ai rapporti tesi con alcune frangie del tifo organizzato! Una delle interviste sarà realizzata all’interno del mitico “Filadelfia”, il simbolo del Torino almeno fino a quando è restato in funzione! C’è chi si lamenta della dirigenza, chi delle fdo, chi non vede di buon occhio i tifosi “normali” e chi non riesce a capire perchè questa passione non influenzi tutti i giovani, che invece di andare alla stadio, perdono tempo nel fare i “fighettini”! Ci si incontra in sede e si parte per raggiungere luoghi lontani da occhi indiscreti, si sta organizzando il derby, meglio non farsi vedere! Si preparano striscioni offensivi, segni di scherno su carta e si preparano sagome che non hanno nulla da invidiare a Rocco Siffredi(!!!). Si cerca di stupire il pubblico, si fà la “colletta” per le spese e ognuno dà una mano! Non vengono risparmiati neppure simboli che in quel periodo parlavano da soli, come non ricordare la “hazet 36″(chiave inglese) che faceva una rima macabra con…ma lasciamo stare! Periodo di frasi ad effetto, di parole usate per moda, per incutere timore! Ma in fondo, nella maggior parte dei casi, alle parole non seguivano i fatti! Si parla del tifo in Italia e nelle altre nazioni europee, riferendosi più volte al modello inglese tanto amato da Beppe, che, ascoltando un 33 giri con i canti della Kop, spera un giorno di poter essere una di quelle 6mila voci che incitano la propria squadra senza l’ausilio di tamburi, ma solo con la voce, la voce della passione, la voce che vien dal cuore!
Un lavoro poco curato, ma dall’ottimo risultato! Spesso con una telecamera si riescono a fare cose impensabili! Complimenti a Daniele Segre, che senza aggiungere proprie opinioni o punzecchiature, regala alle curve uno spazio inedito nel quale farsi conoscere per quello che si è realmente, senza strumentalizzazioni da parte della TV o della stampa! Davvero molto bello!

VOTO:7,5…dedicato ai nostalgici!