Riccarda Masetti/Paese Nostro

Dania, Giuseppe, Rosina, Nera, Luigi sono tra le molte stelle che hanno brillato per 3 notti al Multisala Novecento. Le ormai mitiche “furmìghi”, e ci spiace non poterle citare tutte, protagoniste nella vita e nel film di Daniele Segre, erano tutte Iì in platea per emozionarci, stupirci, divertirci, farci vivere un bel pezzo di storia e di memoria di Cavriago. Non penso si debba aggiungere nulla a quanto è stato già detto da tutta la stampa, dalle autorità presenti alla proiezione, dagli addetti ai lavori. Basta sfogliare le decine e decine di rassegne stampa pubblicate in questi giorni, per sentirsi più che soddisfatti e orgogliosi. Ma anch’io vorrei ripetere: bello, tenero, emozionante, poetico, e proporvi alcune impressioni raccolte tra il foltissimo pubblico che nelle 3 serate gremiva il Cinema. Inoltre, proprio in questa occasione Novecento festeggiava suo 1° anno di vita. E che compleanno! Rosina, 85 anni: “E’ un’emozione così forte che mi ha allungato la vita! Mi ha fatto ritornare giovane. Quando giravamo era freddo da morire, ma io non ho mai mancato una volta, pur di far vedere come eravamo, far capire le sofferenze che sono state enormi; noi siamo stati capaci di superare tutto. Le nuove generazioni non possono capire, ora sono dei miliardari… Questo film dovrebbero vederlo nelle scuole”. Aggiunge poi che iò rapporto coi ragazzi della troupe è stato meraviglioso. L’hanno colmata di attenzioni, di bigliettini, di fiori. Un’esperienza indimenticabile.
Dania, che molti ricordano come una delle interpreti più brillanti e versatili delle riviste degli anni ’50 e ’60: “Quando abbiamo girato, stavo attraversando un brutto periodo per problemi familiari e di salute, perciò ero un po’ titubante se accettare o no. Poi ne sono stata felice. Non immaginavo questo successo in un’età in cui generalmente si è messi da parte; è molto consolante, meraviglioso. Segre ha saputo tirare fuori da ognuno di noi quello che avevamo dentro. Ha colto quell’autoironia che abbiamo: noi ‘cavriaghini’ siamo gente che ha sempre la battuta pronta, che smitizza le situazioni”. Ora dopo il boogie woogie con Macaia (Giuseppe Morini), li chiamano “Ginger e Fred”. Da Nera, altra irresistibile interprete, mentre assieme a Macaia affettuosamente assediata dal pubblico, colgo poche parole: “Abbiamo avuto coraggio, subito non ci rendevamo conto di fare una cosa cosi importante. E’ stupendo!”. Attilio Ugolotti: “Mi è piaciuto molto perchè vi è stata la partecipazione di tutte le componenti del paese. In particolare ho apprezzato Domenico Bonibaldoni, un vero poeta”. Qualcun altro, invece, mi ha detto che si doveva dare maggiore spazio alle altre componenti politico-sociali che in qualche modo parteciparono all’esperienza di costruzione e di vita del teatro. Pepein, classe 1922, non ha voluto mancare: “A me gnu al grup! Segre, anche se è piemontese, ha centrato giusto spirito di Cavriago. Io che ho vissuto quei giorni dico che era proprio così. Con niente abbiamo fatto un team, e ora con poco, ma con lo stesso spirito, abbiamo fatto un bel film. E pensare che certa gente era convinta che ci sarebbe saltato fuori – un caplon (film western n.d.r.).
Alcuni ragazzi del gruppo “I Cammelli” mi parlano di un’esperienza bellissima che ha dato loro la forza, grandi energie e che I’accoglienza del paese, degli anziani in particolare, è stata indimenticabile. “Ci hanno adottato, ci invitavano a pranzo, ci facevano il gnocco… abbiamo vissuto davvero con loro”.
Burani Luigi (Poldein), star cantante nel film: “Per me Segre è diventato uno di noi, un “cavriaghino”. Avevo già visto il film a Venezia, ma solo qui l’ho gustato meglio, ho colto la naturalezza dei personaggi, certe atmosfere e sfumature…”. Ester Barigazzi: “Mi ha commosso tantissimo. Allora ero una bambina e abitavo a Sesso, ma sentivo parlare di queste formiche che trasportavano i mattoni; nei cortili la gente diceva: “Sono matti! E’ una cosa irrealizzabile”. Poi venne l’ammirazione. Questa forza, questa solidarietà, non solo nella costruzione del teatro, mi hanno fatto innamorare di Cavriago (e trovava poi un marito, n.d.r.). Devo poi aggiungere che un’esperienza simile si ebbe, sempre negli anni ’50, nella costruzione del Teatro di Fabbrico. In questo .film emerge molto bene l’importanza della presenza femminile. Le donne avevano già capito che era importante partecipare, fare questa scelta culturale. E in quel tempo non era facile. La Dania rappresenta proprio la donna di quel periodo: spontanea, ironica, di una straordinaria vivacità intellettuale”.
Marta Panciroli riprende quanto Ester afferma e ribadisce che nel film si coglie assai bene la voglia delle donne di fare, di stare insieme, di costruire qualcosa. E questo spirito, mai sopito, è ancora presente nel gruppo che ha dato vita a “Donne in Circolo”.
Mimi, 65 anni, francese di Argenteuil: “E’ molto bello, quegli uomini hanno avuto tanto coraggio. Si deve sempre lottare. si deve stare “a sinistra”, perchè in famiglia abbiamo ricordi motto brutti del fascismo”. Mio padre, infatti, nel 1924 dovette fuggire in Francia proprio per questo.
Carmen e Magda di Codemondo: “Stupendo, emozionante: l’atmosfera che ha creato ci ha fatto rivivere lo spirito degli anni ’50. Speriamo che vada nelle scuole”. Simona Algeri: “Va fatto vedere ai ragazzi; se non facevamo il film si perdeva la memoria. Questo documento rimarrà nel tempo”. Francesca Barbieri: “Molto emozionante; si sono viste cose quasi dimenticate: un ballo, le mondariso, l’inno dei lavoratori, la realtà di allora. Queste storie le ho vissute; in questo cinema ci venivo al pomeriggio; mi ricorda i baci rubati… la giovinezza”. Infine il parere di qualche ragazzina. Elisa e Silvia 11 anni: “Di questa storia ne avevamo sentito parlare della mamma. Ci è piaciuto quando raccontavano le cose che c’erano a quei tempi, quel portare i mattoni per costruire il teatro. I vecchietti erano simpatici, era bello sentirli parlare in dialetto”. Anche Giovanna e Giada, 14 anni, conoscevano questa storia perchè il nonno di Giovanna è uno dei protagonisti; così la nipote lo punzecchia con un po’ di ironia per la sua simpatica schiettezza: “E’ bello, mi è piaciuto rivedere queste persone che si sono impegnate in un progetto per loro e per il futuro, i vecchietti sono naturali e simpatici, dicono delle cose buffe parlando in dialetto, ma è bello così perchè ci mettono più sentimento”. Poi aggiungono che i cavriaghesi “ci tengono a essere importanti, a contare, infatti nel nostro paese c’è proprio tutto: ludoteca, biblioteca, palazzetto, piscina, questo bel cinema”. E a noi fa piacere sentire finalmente un giovane che pensa positivo e non si lamenta della vita di paese”.