Nicoletta Dose – MyMovies.it

Fotografare un travestito non è più un gesto provocatorio. Nel farlo adesso manca quella spudoratezza che ha avuto, negli anni Sessanta, la fotografa Lisetta Carmi. I primi minuti del film ci mostrano una donna piccola, dinoccolata e spettinata, girovagare per le stradine assolate di Cisternino. L'immagine ci invita ad accogliere con dolcezza una personalità non ordinaria. Ribelle per temperamento, sfrontata per formazione culturale, è stata, da giovane, una fotografa affermata, decisa a trattenere su pellicola i luoghi più nascosti di Genova; quei luoghi che la borghesia frequentava senza dirlo a nessuno. La famosa via del Campo cantata da De Andrè è la stessa dove Lisetta ha ritratto le persone che la abitavano, travestiti e prostitute di strada. La sua idea di fotografia è sempre stata una ricerca di autenticità, un mezzo per fermare il tempo e registrare emozioni.
Le sue pubblicazioni, tenute sottobanco alla fine degli anni Sessanta, sono ancora oggi introvabili, per quanto godano dei favori della critica ufficiale. Il documentarista Daniele Segre cerca di mettere in luce questa allarmante constatazione: l'ipocrisia dei potenti, ancora oggi, subisce le regole dei benpensanti. L'etica cattolica o il peso delle contraddizioni umane preme sulle coscienze, e facilita il crearsi di un distacco tra la vita pubblica e quella privata. Lisetta ha sempre concentrato la sua ricerca nella sfera privata della vita degli altri: il servizio su Ezra Pound, quello più famoso sui travestiti di via del Campo o i bambini della favelas di Maracaibo illuminano ciò che di frequente rimane agli angoli dell'attenzione dei giornali.
Alcune foto di questi reportage passano sullo schermo, si impongono come chiarificazioni visive alle parole di Lisetta. Sono il bianco e nero dei ritratti e gli sguardi rivolti in macchina dei soggetti a parlare e comunicare. Il linguaggio della fotografia sfrutta luci e sfocature per documentare attimi rivelatori di verità.