Pierfrancesco Giannangeli/ Il Messaggero Macerata

L ’AMOROSA visione, percorsi giovani di incontro e di abbandono, film documentario curato da Daniele Segre e realizzato dai suoi sedici studenti che verrà proposto al pubblico questa sera al cine teatro Cecchetti di Civitanova Marche alle ore 17.30, è un affresco reale, quasi manierista, michelangiolescamente plastico, evocatore di paure, pensieri, affanni, gioie. I narratori protagonisti sono fotografati in maniera cruda, autentica, quasi che il gioco di luci ed ombre rifletta gli stati d'animo di quelle voci che si mettono a nudo, di quei volti che confessano anche i loro più intimi segreti. Si inizia con la società, con quella “società che proprio non mi piace”, come dichiara una ragazza, rendendo “indispensabile l'utopia”, una società che ti divora, che ti brucia la giovinezza, che ti fa pensare che “avrei voluto continuare a vestire bambole invece di vestire me stessa”, come dichiara un altro volto, un'altra storia. Poi si parla di futuro, di paure, ed emerge che la più grande paura è il futuro. Allora si ritorna alla società, e la domanda è: che società è quella in cui i giovani hanno paura del futuro? Si incastrano i concetti in L'amorosa visione, si incastrano meravigliosamente anche grazie ad un montaggio fluido, per continuità, curato da Stefano Carella, un montaggio che concatena le parole, i pensieri. Così si scivola sull'immigrazione con volti e storie di immigrati e non, sul tempo, sui desideri, si parla di lavoro, di politiche del lavoro, “odio il lavoro salariato, ci sono costretto, sono operaio e mi piace anche fare l'operaio, ma sarebbe più bello lavorare in modo autogestito”, è la voce di un ragazzo che ha famiglia, con due occhi grandi che quasi potrebbero parlare da soli. L'amorosa visione è un progetto realizzato dall'Assessorato formazione e lavoro della Provincia di Macerata e dall'Istituto regionale di ricerca educativa delle marche, un documentario che verrà riproposto anche il 28 aprile a Recanati, multisala Sabbatini ore 17.30, e Macerata, stesso giorno alle 21.30 al cine teatro Italia. Un documentario sì, ma forse anche uno strumento che, come sostiene Segre, «noi abbiamo fatto, ora sta alle istituzioni, alla scuola, leggerlo, capirlo, usarlo». Una dichiarazione che sembra quasi un esigenza, come quella che ha uno dei volti che in chiusura di film sente l'intenso bisogno di cantare disperatamente Summertime, poi una voce parla di utopia.