Conquiste del Lavoro/Luigina Dinnella

Il cinema ha spesso trascurato la tematica del lavoro ritenendola, forse,
materia di cui altri debbano occuparsi. Da qualche tempo, complice probabilmente la crisi economica che attanaglia questo Paese, anche il cinema ha riservato maggiore attenzione a questo tema così importante e cruciale nelle nostre vite.
Fa piacere constatare che molti autori si siano messi all’opera, per loro stessa ammissione, anche per attirare l’attenzione della società civile sul mondo del lavoro sempre più bistrattato dalla politica.
Il regista Daniele Segre lo ha fatto in maniera davvero significativa, mettendo le mani nella parte più atroce e dolorosa, quella delle cosiddette morti bianche, che di bianco, a dire il vero hanno ben poco. E’ una conta di vittime da guerra civile che nessun Paese può permettersi; è una realtà che spazza via le differenze geografiche e lega l’Italia tutta, da nord a sud, senza distinzioni. Il difficile momento economico che viviamo, ha, gioco forza, rimesso la “questione lavoro” al centro delle discussioni civili e politiche, com’è giusto che sia, visto che la nostra Costituzione, all’articolo 1, ci ricorda che “L'Italia è una Repubblica fondata sul lavoro”. Il punto è che di questo lascito dei padri costituenti ce ne siamo tragicamente dimenticati in troppe occasioni; il denaro ha nettamente preso il sopravvento su qualunque altra voce. Le oltre 1300 persone che ogni anno perdono la vita sul posto di lavoro, meritano qualcosa di più delle parole, e non bastano certo le immagini di un film a risolvere questo problema.
E’ vero che “altri” devono occuparsi di porre fine a questo stillicidio, ma è pur sempre un bene parlarne, anche attraverso un film, ed il documentario di Daniele Segre “Morire di Lavoro”, è dedicato proprio a tutti coloro che, sul lavoro, hanno perso la vita.
Purtroppo, come spesso accade per certo cinema, non è dato sapere, ad oggi, se potremo mai vederlo sugli schermi, intanto è uscito in DVD proprio in questi giorni, e ci auguriamo che i volti e le voci dei protagonisti riescano ad entrare nelle nostre case e riescano a trasmetterci almeno un po’ del loro dolore. E' un film che naturalmente vuole sì sollevare l'attenzione su questo tema, ma vuole diventare anche uno strumento di informazione e cultura sulla prevenzione reale nei luoghi di lavoro. E’ un documentario strutturato come un viaggio da Nord a Sud, in cui ciascuno parla la propria lingua, il proprio dialetto per meglio dire; è una raccolta di testimonianze, un susseguirsi dei volti e delle voci di chi, quegli uomini e quelle donne, li ha visti uscire di casa la mattina senza farvi rientro la sera. Il racconto passa attraverso i visi delle vedove, dei figli, degli amici manovali e sullo sfondo ci sono i cantieri, le gru, le impalcature, e più in là, in lontananza si intravedono le città. Negli occhi e nello sguardo di questi uomini e donne c’è tutta la disperazione, ma anche tutto il coraggio di chi sa quanto costa, anche in termini di dignità, portare i soldi a casa onestamente. Il lavoro, ci ricorda Segre, non è solo un’attività svolta, ma è un pezzo saliente dell’esistenza di ciascuno di noi, il senso della nostra identità personale e collettiva.
È un film che invoca attenzione, che chiede ascolto. Da grande documentarista qual è, Segre, ha sfidato tutto e tutti, lo ha prodotto con la sua casa di produzione, dopo i numerosi no ricevuti dai grandi produttori, al
suo progetto. Segre parla di operai, intesi come figure sociali, perché dell’operaio protagonista politico di alcuni anni della nostra storia non vi è più traccia, o, nel migliore dei casi, rimane davvero ben poco. Quello di Segre non è un cinema d’inchiesta, né di denuncia, oserei dire che è semplicemente un cinema dell’umano; il suo appello è rivolto a chi ha il dovere di garantire un lavoro più sicuro, non solo in termini di precariato, ma anche di qualità della vita stessa.
Se c’è una denuncia nel film, è quella di mostrare, senza tabù, una realtà troppo spesso taciuta e dimenticata, esortando tutti a non trascurare un principio: un Paese che non rispetta i suoi lavoratori è a rischio democrazia.

Daniele Segre, Vivere e morire di lavoro, Feltrinelli Real Cinema, 2 DVD (4film) + libro