Claudio Stillitano / Oggisud

Può il cinema mettere in crisi una comunità civile e creare dissensi nell’ambito di un’opinione pubblica sempre più politicizzata?
L’esperienza verificatasi a Pacano in seguito alla realizzazione da parte del regista torinese Daniele Segre di un film a sfondo documentaristico ed attuale e vertente sull’ emigrazione e sulla condizione sociale e politica della società pazzanese, é molto significativa a riguardo.
L’impostazione data al filmato, che porta il titolo di “Andata e ritorno”, quanto a scelta tematica, focalizzazione di alcune “vedute” secondo alcuni tipiche di un meridionalismo cinematografico e fuori moda, uso del dialetto nel dialogo tra i “personaggi” e della didascalia in italiano in sovrimpressione propria di un documentario girato in Africa, hanno detto altri ha creato il finimondo fino al punto di suggerire al sindaco una lettera di protesta all’autore del film e al alcuni consiglieri comunali di minoranza la richiesta dell’iscrizione all’odg dell’ultimo Consiglio della discussione sul film.
Il regista é venuto a Pazzano, invitato dall’Amministrazione comunale e nell’ambito dei programmi della Rassegna del cinema di Stilo. E in un pubblico dibattito, che si é protratto fino alle due di notte, presenti l’attore Carlo Cuteri e il regista Giovanni Scarfò, ha avuto il modo di spiegare le sue intenzioni che non volevano essere d’offesa verso chicchessia.
Interessanti, in un’atmosfera surriscaldata che ha rischiato di trasformarsi in diverbi accesi e offensivi per gli appartenenti alle due sponde (sostenitori e denigratori del film), ci sono sembrati gli interventi del consigliere comunale Tarcisio Taverniti, dell’insegnante Salvatore Zannino e di un giovane emigrato nel capoluogo piemontese.
Il consigliere Taverniti ha rimproverato al regista di aver dato poco spazio alla storia nazionale e di Pazzano, un tempo (prima dell’Unità d’Italia) al centro di una fiorente attività mineraria, sintomo di una realtà in movimento e di una popolazione attiva.
L’insegnante Zannino ha elogiato l’opera dei regista, che a -suo parere – non poteva “agire” altrimenti, “anche se l’assenza nel filmato di autovetture poteva essere evitata per buona pace di quanti si riconoscono in una società consumistica e di falso benessere”.
Il giovane emigrato ha affermato che bisogna partire dal film di Segre per avere il coraggio di affrontare i mille problemi che pesano sulla vita della “gente del Sud”, che non troverà, fino a quando prevarranno le polemiche, una soluzione di sbocco al dramma antico della povertà e della disoccupazione.
Ha chiuso il dibattito il round tra il sindaco Salvatore Fiorenza e il regista torinese.
Al sindaco che ha rimproverato a Segre un certo distacco “piemontese” dalla realtà locale ed un’impostazione artefatta e strettamente politica, che non ha tenuto conto dei movimenti e dei programmi in gestione presso l’Amministrazione comunale, il regista ha risposto rigettando tutte le accuse.
“Sono venuto a Pazzano – ha concluso Segre animato da buoni e civili propositi. Ho voluto parlare di questa realtà perché espressione di un malessere comune a tutto il Meridione. La cittadinanza dovrebbe essermi grata per la risonanza che ha avuto il filmato in campo nazionale (“Andata e ritorno” é stato trasmesso dalla seconda rete TV la sera del 30 giugno). La crudeltà delle immagini, che s’inquadra nelle scelte di regia “non facilmente comprensibili da chi non vede oltre l’immagine”, era diretta a richiamare l’attenzione di un monda politico disattento. Mi rincresce dirlo, ma le prese di posizione di alcune persone mi hanno fatto innervosire, se non altro perché poggiate su argomentazioni che disconoscono i più elementari elementi di una critica cinematografica”.