redazione VITA.it

Torna a far discutere nel suo nuovo lavoro il regista Daniele Segre, con Mitraglia e il verme, il film in concorso al prossimo Bergamo Film Meeting, arena privilegiata delle distonie del presente.

Un gabinetto pubblico dove si aggirano due personaggi: Mitraglia, interpretato da Antonello Fassari, è volgare, grosso e incontinente, ed è il responsabile delle contrattazioni coi grossisti di un imprecisato mercato ortofrutticolo (soffre di calcoli renali e per questo è il più assiduo frequentatore dei pisciatoi); e il Verme, interpretato da Stefano Corsi, per contrasto, è magro fino allo spasmo, ed è il guardiano dei cessi pubblici.

Il film prodotto dalla Cammelli è indipendente e non ha usufruito dei finanziamenti pubblici, e ha già provocato l’indignazione di alcuni autorevoli critici e giornalisti (Morando Morandini, Aldo Fittante, Gabriella Gallozzi, Gianni Canova) che hanno ritenuto l’esclusione dai grandi festival italiani – vedi la scorsa edizione della Mostra del Cinema di Venezia e quella del Torino Film Festival – priva di senso dato il carattere di rottura dei canoni cinematografici insito nel film.

Mitraglia e il verme si presenta come un trittico diviso in tre atti, è girato in un unico piano sequenza a macchina fissa frontale, è un film coraggioso per la radicalità della messa in scena, per la straordinaria performance dei suoi due unici interpreti ed è infine nello squallore ambientale della sua messa in scena (un orinatoio pubblico) un atto di denuncia verso un mondo che ha disimparato il sentimento della dignità.