Silvana Silvestri

Se l’indignazione ha guidato Daniele Segre, nome di riferimento dei documentaristi italiani, a realizzare Morire di lavoro, viaggio attraverso i racconti e le testimonianze dei compagni e dei familiari delle vittime, ancora maggior sdegno prova nel sentire, appena arrivata, la notizia del lodo salvamanager che fa saltare in maniera anche retroattiva i processi contro i vertici delle fabbriche:

«Questa cosa se fosse vera mi sorprende e mi amareggia, perché non c’è mai fine agli orrori rispetto all’assunzione delle responsabilità. C’è un elemento contrastante in tutto questo: se penso a quello che sta facendo il governo Berlusconi attraverso il ministro Brunetta, al richiamo delle responsabilità, al senso del dovere, l’efficienza per meglio migliorare il lavoro all’interno dell’azienda pubblica, mi sorprende un lodo di questo tipo, perché va a ledere il senso di responsabilità che devono avere i manager e i dirigenti d’azienda che sono dei veri e propri capitani di impresa e quindi devono dare l’esempio e come in altre culture, come in quella anglosasone, chi sbaglia paga e se ne va. Negli Stati Uniti per colpa di questi manager è successa questa crisi mondiale, quindi hanno una responsabilità strategica, fondamentale e se vengono dismessi dalle loro responsabilità è veramente un far west. Questa è la mia impressione, che nasce anche dal film che ho fatto Morire di lavoro, avvalorata dai risultati del terremoto d’Abruzzo dove un certo tipo di costruzioni non fatti rispettando le regole hanno prodotto l’aumento dei morti. È due volte morire di lavoro, in questo caso, tre volte.”

Il tuo film ha una circuitazione alternativa ma non è stato programmati in Rai come gli altri tuoi lavori

La Rai non lo ha mai preso in considerazione, non a caso Articolo 21 ha fatto un appello in cui si invitano tutti a firmare perché il film sia trasmesso, ma a partire da Raitre che lo ha rifiutato, nessun altro lo ha preso in considerazione. A Raicinema l’ho dato dal mese di gennaio dello scorso anno, ma non ho ricevuto nessuna risposta da un anno e quattro mesi. È un film corretto, equilibrato, con grande dignità e rispetto per le persone.

Secondo lo stile dei tuoi film

C’è stato un bellissimo passaparola e viene proiettato da più di un anno in tutta Italia. Dove è possibile vado anch’io a presentarlo ed è un viaggio straordinario, da Mineo dove gli operai sono affogati nella melma ai prossimi appuntamenti a Campi Bisenzio (il 30), Sedriano (1 maggio), Bolzano (8 maggio), Milano (27 e 28 maggio). In questo tipo di diffusione ci devono essere dei tramiti come la scuola, in modo che si possa radicare quel tipo di comunicazione così da diventare patrimonio culturale di quel territorio. Ci sono elementi culturalmente validi nel film che restituiscono la dignità a queste persone che dicono delle cose vere con una forza emozionale straordinaria. Evidentemente in televisione vogliono parlare dell’argomento in modo consolatorio o pornografico come nel caso della Thyssen. Ho fatto quel film sia per parlare di cultura e dignità del lavoro, ma anche della questione della sicurezza e dei rischi sui post di lavoro.