Valerio Gualerzi- Corriere della Sera

Un libro fotografico del '79 testimonia quanto sia vecchio il male del calcio
Negli scatti di Daniele Segre saluti fascisti, stelle a cinque punte e P38
Dalle svastiche alle svastiche
le curve di oggi come trent'anni fa
di VALERIO GUALERZI

ROMA – Anni buttati, senza che nulla sia stato fatto, senza che nulla sia davvero cambiato. Il calcio italiano è il più indietro di tutti nel contrastare i fenomeni razzisti all'interno degli stadi. La denuncia arriva direttamente dalla Uefa, per bocca di William Gaillard, portavoce del presidente Johansson.

“Non è possibile che l'Italia si stia distanziando così tanto per risultati ottenuti in fatto di contenimento o azzeramento delle manifestazioni razziste degli altri paesi europei”, spiegava Gaillard da Barcellona, dove si è tenuto il congresso “Unite Against Racisme” organizzato dalla Uefa in collaborazione con l'associazione Football Against Racism in Europe. “C'è qualcosa – faceva notare ancora Gaillard – che state sbagliando da tempo”.

Sì, ma quanto tempo? Quasi trent'anni a riprendere in mano un vecchio libro del 1979 curato dal regista Daniele Segre per il Comune di Torino e la casa editrice Mazzotta. Il volume è un viaggio fotografico nel cuore delle due tifoserie del capoluogo piemontese compiuto nello stesso anno in cui il calcio italiano doveva fare i conti con uno degli episodi più tragici della sua storia, l'assassinio allo stadio Olimpico di Vincenzo Paparelli. Non fosse che tutti gli scatti sono in bianco e nero e che alcuni capi di abbigliamento (ma non tutti) sono decisamente passati di moda, “Ragazzi di stadio” potrebbe essere fresco di stampa: saluti romani, scritte e striscioni violenti, e anche un volantino con la parola d'ordine nazista “Gott mit uns” rilanciata domenica scorsa all'Olimpico dagli Ultras romanisti.

Le differenze tra le tifoserie di oggi e quelle di allora, a cercarle, sono semmai altre. La “Filadelfia”, curva di “proprietà” bianconera quando Toro e Juve giocavano ancora nel vecchio Comunale, era infatti prevalentemente orientata a sinistra. Il libro di Segre documenta infatti saluti a mo' di P38, stelle a cinque punte e cori come “autonomia juventina/organizzazione/lotta armata/perla rivoluzione”. A guardarle oggi quelle immagini, con le curve monopolizzate dai gruppi di estrema destra (fatte salve rare eccezioni), colpisce che la più grande tifoseria organizzata d'Italia fosse così legata all'eredità del '77.

Messe a fianco delle scioccanti foto scattate domenica scorsa in curva Sud mentre la Roma strapazzava il Livorno, le immagini di “Ragazzi di stadio” forniscono anche un'altro spunto di studio per i sociologi. Se in molti hanno notato e vivisezionato l'impeccabile e costoso guardaroba dei neonazisti giallorossi, fatto di capi firmati e all'ultima moda, il volume del 1979 testimonia una presenza in curva molto più proletaria.

Oggi sono ignoranti, ma non sembrano affatto poveri. E forse questo continuare a pensare che gli ultras siano espressione delle borgate e delle fasce più disagiate delle società è proprio uno degli equivoci che ha contribuito ad alimentare l'immobilismo italiano. “Noi dell'Uefa – lamentava ancora uno sconsolato Gaillard – guardiamo sempre giù, sperando che l'Italia risalga, e invece state sempre lì sotto”.