Ezio Mauro – La Nuova Gazzetta del Popolo

Ieri, prima dell’una, nella saletta di via Bricherasio, in pieno centro città, abbiamo visto un breve film documentario, non a colori, in 16 millimetri, di appena 20 minuti. Il titolo: “Il potere deve essere bianconero”. Il regista, l’autore: Daniele Segre, un giovane acuto e dagli occhi brillanti. I soldi: “Provenienti da una colletta fra amici e compagni”. L’appoggio, al film, alla iniziativa: dell’Assessorato allo Sport del Comune di Torino, per l’interessamento diretto del “conduttore” dottor Alfieri.
Le immagini erano scabre, livide. Ragazzi di periferia in un campo brullo; dietro, sullo sfondo, immobile, un palazzone bianco e senza nome. I ragazzi, dai 14 ai 25 anni, tagliavano legni e facevano croci, disegnavano teschi e stendardi, bandiere dalle diciture “mortifere”, scritte tristi e assolutiste: “10, 100, 1000 Superga “; “E’ ora è ora il derby alla Signora”; “Merda al Toro”; “Granata, è vero, tutti al cimitero”.
Una precisazione è d’obbligo. Il documentario coinvolgeva “Ultras” juventini, ma allo stesso modo poteva pizzicare gli esagitati del Toro, del Milan, del Palermo o della Lazio; e si riferiva alla preparazione, alla vestizione dei supertifosi al gran giorno dell’ultimo derby Juve -Toro, giocato a febbraio, e che domenica questa ne vivrà uno nuovo, coi supertifosi sempre impegnati a imitare se stessi, a scandire simili slogan, a rovesciare sugli avversari insulti, botte.
Il documentario, che sarà presentato a Milano e a Roma, alla fine discusso da giornalisti intervenuti è bello e riuscito, forse troppo estetizzante, cucito con tecnica e gusto. Ha però un vizio d’origine: rende troppo protagonisti quei giovani, li culla in una loro strana allegria, effervescenza; li coglie quali veri a autonomi del tifo, mentre con le dita esplodono il segno della P. 38, plagiano invettive “politiche”, eseguono un rituale, di gesti-espressioni, povero e meschino, estraniante e alienante, senza scopi né motivi, solo “per esprimersi, trovare un’alternativa alla noia dei giorni”; ma senza troppa critica, con troppo cinema-verità.
L’argomento è vasto, e sempre attuale, e riconduce al tifo violento, alle esasperazioni delle domeniche calcistiche, agli stadi brutalizzati da vandali e teppisti, alle guerriglie dei dopo partita, alle manganellate della polizia. Polizia che in tanti si riprende perchè, la domenica, “i tifosi caldi li lascia fare, sfogare, cosicchè non si occupino d’altro, non trascendano in altro modo, in altri cortei o manifestazioni di gruppo”; per non finire in altre espressioni, Br o affini…
La cosa è grossa, e purtroppo si nota che tutto è sempre uguale, gli incidenti allo stadio è difficile evitarli, ma contenerli è un dovere. Anche perchè, e scusate se dal generale piombiamo al più profano particolare, proprio fra cinque giorni Torino rivivrà un suo derby, che sempre mette in angustie forze dell’ordine e cronisti.
Per questo, ieri pomeriggio, ci siamo anche rivolti ai due capitifosi, juventino e granata, Piercarlo Perruquet e Ginetto Trabaldo, per sentire pareri, accorgimenti, previsioni, in vista del nuovo incontro che a divide la città, e un po’ di Piemonte.
Ci ha detto Perruquet: “Vogliamo un derby tranquillo, ne parleremo anche con la società. Chiediamo alle forze dell’ordine più attenzione, più interventi; e noi siamo disposti a collaborare, in tutto e per tutto. Si può fare di più, bisogna intensificare i controlli all’entrata degli stadi, iniziarli già di primo mattino. E agire come la legge comanda: chi è trovato in possesso di armi improprie, sia processato per direttissima. E ne parlerò anche a Trabaldo, speriamo che serva. Per intanto, novità, forse riusciamo a istituire già domenica un parcheggio-pullman a Fiat Mirafiori, per evitare altri assalti e danni, in accordo col Comune”.
Ci ha detto Trabaldo: “Non esageriamo con le apprensioni. Gli ultimi derbies si sono svolti in clima abbastanza tranquilli; qualche scaramuccia, che purtroppo avviene dovunque. Il pubblico di Torino, abituato ai grandi matches, ai grandi avvenimenti, è ormai maturo e responsabile. Mentre ai pre-incontri fra tifosi delle due squadre io non credo: non servono a nulla, i teppisti sono altri, ben più difficili da controllare. Ed esprimo anche un timore: che come nell’ultimo derby, infiltrati fra i fans bianconeri, ci siano guerriglieri bergarnaschi, atalantini. Che ci odiano, e da chissà chi sono mandati… “.
E’ il dubbio della strumentalizzazione ad ogni costo che rispunta, dei “mercenari della rivolta” che si sorprendono e avvistano sia fra i provocatori dei cortei di fabbrica sia fra gli studenti che attaccano il “sistema”. Ed è un’ “autofferta” fisica (ma in compenso di cosa, e al servizio di chi?) pietosa e incomprensibile, anche perchè, a volte, fatta non solo dai ragazzotti di periferia ma anche dai figli di papà.