Nicolò Mennitit Ippolito / Il Manifesto

Non vuole che si differenzi tra documentari e fiction, «esiste solo il cinema», ma questa volta Daniele Segre è arrivato a Venezia con un film diverso: «Avevo voglia di tornare a lavorare con gli attori a distanza di dieci anni da Manila Palma bianca, ma non avrei mai girato questo Vecchie se non ci fosse stato l'incontro con due attrici straordinarie come Maria Grazia Grassini e Barbara Valmorin, che hanno accettato di mettersi completamente in gioco in una operazione rischiosissima». Che è poi questo film, che vede in scena due donne di una certa età, davanti alla camera fissa, che parlano di sé. «Le regole – dice Segre -erano molto chiare e ci davano i confini. Le due donne non uscivano dalla stanza di una casa di villeggiatura, l'inquadratura non si spostava, e sarebbero rimaste per tutto il tempo in camicia da notte. A partire da questo abbiamo cominciato un lavoro di laboratorio che ha portato a questo testo che è delle due attrici quanto mio». Ed infatti Barbara Valmorin e Maria Grazia Grassini hanno messo dentro parti della loro vita, parti di se stesse, «venti ore di autoanalisi» dicono, trasformandole in un testo drammaturgia) vero e proprio. «E' per questo – dice Segre- che mi servivano due attrici che fossero anche amiche nella vita, altrimenti l'operazione non si poteva fare. Volevo cogliere qualcosa di profondo e vero». E per questo anche ha fatto una scelta registica forte. «Capisco che sia una scelta estrema la mia, ma il cinema è anche questo, non solo quel continuo stacco e via che sta distruggendo la capacità di percepire l'immagine. E anche se l'immagine è fissa, io credo che ci sia molto movimento e che le immagini conservino una grande forza espressiva. In fondo si tratta di un vero e proprio viaggio».
Apparentemente si tratta (li un unico piano sequenza, in realtà non è così. «I piani sequenza – dice Segre – sono quattro, perché farne uno solo sarebbe stato faticosissimo per le attrici. L'ultimo per esempio dura 24 minuti, il che significa che se sbagli al 23/mo devi rifare tutto, e questa è una responsabilità enorme». Il rammarico per Segre è non essere in concorso. «A forza di 'Nuovi territori', qui a Venezia sono diventato un latifondista. Ci sono venuto ogni anno ma questa volta avrei voluto essere in una sezione competitiva, perché così le due attrici avrebbero potuto vincere un premio che avrebbe fatto molto bene al cinema italiano. Il problema vero è che io come cineasta devo essere ancora sdoganato».
Ma Vecchie gli sta già regalando qualche soddisfazione. Il Teatro di Pistoia ha messo in cartellone e produrrà la versione teatrale del film, sempre con le stesse due attrici: «L'idea della versione teatrale – dice Segre – è nata subito, perché la confusione tra finzione e realtà è uno dei temi del film e si adatta bene al teatro. Mi interessava poi realizzare qualcosa che agisse su due piani diversi, e penso che tra cinema e teatro si possa avviare quel passaparola necessario ad assicurare un pubblico ad un testo come questo».