Sabina Zotti/Il Giornale di Merate

«Neppure la regina Elisabetta ha un servizio come questo: un’infermiera viene da me due volte la settimana, il medico una volta ogni quindici giorni, in più, quando ho bisogno di qualcosa, so a chi rivolgermi». Queste parole, pronunciate da una signora intervistata nel filmato «La “medicina” del futuro», esprimono al meglio i vantaggi che le persone anziane malate traggono dal servizio di assistenza domiciliare integrata. «Rispetto all’ospedale – ha aggiunto la donna – a casa mia mi sento più libera, posso mangiare quello che desidero e dormire quando voglio». Sull’organizzazione e sulle finalità presenti e future del servizio di assistenza domiciliare integrata si è svolto venerdì mattina, presso l’auditorium delle «Dame Inglesi», un simposio cui sono intervenuti gli esponenti di tutte le realtà – sanitarie; sindacali e istituzionali – direttamente coinvolte dal servizio. Il dibattito è stato preceduto dalla proiezione, in prima assoluta, del film-documentario girato da Daniele Segre e intitolato «La “medicina” del futuro. Viaggio nell’assistenza domiciliare integrata». Prodotto dal Sindacato pensionati della Cgil (sezioni di Lecco, Varese e Lombardia) e girato nelle ex Ussl di Merate e Tradate, il filmato è un documento straordinario che dimostra, dopo tante parole, una realtà concreta passibile di essere «copiata» altrove. Quelli di Merate e Tradate sono infatti dei casi isolati: in Lombardia l’assistenza domiciliare integrata è ben lontana dall’essere un dato generale. D’altra parte – come ha sottolineato nel filmato il dottor Gian Lorenzo Scaccabarozzi , responsabile del servizio Cure domiciliari dell’Ospedale di Merate – essa richiede che si riesca a coordinare tutta una serie di servizi territoriali: dai medici base al personale ospedaliero. dalle residenze protette agli hospice, dagli istituti di riabilitazione ai centri diurni. alle comunità alloggio per malati di Aids, al servizio di teleassistenza.
«Abbiamo voluto questo filmato – ha esordito il segretario regionale dello Spi Franco Rampi, moderatore della tavola rotonda – perché siamo convinti che si debba sempre più intervenire in aiuto alle persone malate non autosufficienti con dei servizi che non le costringano ad abbandonare il loro contesto sociale ed affettivo».
«E’ stata un’esperienza umana molto difficile». Così ha commentato il suo lavoro il regista Daniele Segre, la cui telecamera è entrata nelle case delle persone anziane malate e in quelle dei pazienti seguiti dal dottor Mauro Marinari, responsabile del Servizio di terapia del dolore dell’ospedale di Merate. «Devo confessare – ha aggiunto – che il film mi ha aiutato a confrontarmi con una frontiera che fa paura a tutti noi. Ho comunque trovato da parte delle famiglie e di tutti gli operatori del servizio di assistenza domiciliare integrata la più piena e attiva collaborazione. Mi auguro che questo documento possa costituire un passaporto per tutte le persone che, come quelle riprese dal documentario, rivendicano il rispetto delle propria dignità. Il servizio di assistenza domiciliare aiuta le famiglie degli assistiti a riscoprire la propria identità come nucleo familiare e i sentimenti per i propri cari. Quanto ai politici, anche loro devono avere il coraggio di guardarsi allo specchio e spero che questo filmato li aiuti a farlo». Oltre che alla testimonianze dei pazienti e dei loro familiari, il filmato dà voce anche a quelle del personale infermieristico e dei medici meratesi. E infine all’opinione dello Spi, il Sindacato dei pensionati della Cgil, che con «La “medicina” del futuro» intende dimostrare come rendere vivo in modo nuovo lo stato sociale.